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TAIIS: esposto alla Commissione Europea

» 12.02.2009

Oltre 16 miliardi di Euro. È quanto potrebbero essere costrette a sborsare le pubbliche amministrazioni italiane, a titolo di interessi su ritardati pagamenti alle imprese fornitrici di servizi negli ultimi dieci anni, se la Commissione Europea darà ragione alle associazioni riunite nel Taiis che hanno deciso di ricorrere all’organo comunitario per chiedere che vengano rispettati i diritti delle imprese associate.

La cifra è stata diffusa ieri mattina in occasione della conferenza stampa che il Taiis, Tavolo interassociativo delle imprese di Servizi (ne fanno parte 12 organizzazioni che rappresentano un totale di oltre 18.000 imprese, 50 miliardi di euro di valore della produzione e circa 900.000 lavoratori), ha organizzato per illustrare i contenuti dell’esposto che verrà presentato nei prossimi giorni alla Commissione UE.

È da anni che le organizzazioni riunite nel Taiis hanno assunto iniziative di protesta e di proposta per chiedere una soluzione del problema dei ritardi di pagamento da parte delle pubbliche amministrazioni che provoca serie difficoltà finanziarie alle imprese. Di fronte alla perdurante inerzia delle Istituzioni, confermata anche dalla sostanziale inadeguatezza della norma in materia inserita nel provvedimento "anticrisi", le organizzazioni del TAIIS hanno dunque deciso di rompere gli indugi e puntano, denunciando "la condotta evidentemente elusiva da parte dello Stato Italiano dei principi e delle prescrizioni della Direttiva 2000/35/CE", ad una pronuncia comunitaria che imponga alla Pubblica Amministrazione italiana di saldare i propri debiti con le aziende di servizi.

"La direttiva comunitaria 35/2000" -ha infatti ricordato l’Avv. Giustino Ciampoli, che ha redatto il testo dell’esposto- "fissa un termine di 30 giorni per il pagamento, scaduto il quale scatta il diritto agli interessi: una disposizione derogabile soltanto previo accordo tra le parti che, evidentemente, è possibile solo in un rapporto di tipo privatistico, non qunado uno dei contraenti è un ente pubblico". "Con questo atto formale, compiuto in ossequio all’art. 226 del Trattato CE" -ha aggiunto Ciampoli- "chiediamo semplicemente che venga garantito il sacrosanto diritto delle imprese ad essere pagate per i servizi forniti, particolarmente in un fase nella quale le crescenti difficoltà di accesso al credito rendono ancora più cogente la puntualità dei pagamenti".

In più di un’occasione, gli esponenti del Tavolo hanno posto in evidenza quanto "i ritardi di pagamento della Pubblica Amministrazione stiano crescendo per dimensioni e per durata, costringendo una parte rilevante delle imprese del settore servizi alla chiusura, malgrado esse abbiano la propria situazione patrimoniale in ordine". Un elemento che peggiora ulteriormente il già pesante quadro congiunturale con "la crisi finanziaria internazionale - spiegano al TAIIS - da cui derivano difficoltà sempre maggiori nel rapporto con gli istituti bancari, fattore che rischia di compromettere definitivamente la situazione contabile delle aziende".

Attraverso l’Esposto, quindi, si punta a risolvere il ritardo dei pagamenti da parte della PA nazionale. Tempi di attesa che ormai superano abbondantemente i due anni e che, come punta record di fine giugno 2008, hanno toccato quota 839 giorni. Picco che, è ormai certo, sarà tra breve superato. Un problema che sfiora il paradosso, pongono in rilievo al TAIIS, poiché "soprattutto per le imprese dei servizi che operano nella sanità pubblica, ha raggiunto dimensioni abnormi, con i crediti che hanno superato i fatturati aziendali".


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